In forte aumento le richieste di aiuto al centro antiviolenza della Casa della donna di Pisa ma la buona notizia è che cresce soprattutto il numero delle donne più giovani. Complessivamente nel 2018 sono state 394 le donne che hanno contatto il centro antiviolenza, contro le 276 registrate nel 2017. Il 74% sono italiane e quasi la metà ha un’età compresa tra 18 e 39 anni, la fascia d’età 30-39 anni quella che ha registrato l’aumento più significativo: +25% rispetto al 2017. Questi alcuni dei dati presentati stamani dalla Casa della donna di Pisa in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne che, come ogni anno, si celebra il 25 novembre.
“L’abbassamento dell’età delle donne che si rivolgono al centro antiviolenza è un segnale importante - spiega Carla Pochini presidente dell’associazione Casa della donna - perchè significa che le giovani donne sono più consapevoli delle situazioni di violenza che possono vivere e ciò le spinge a chiedere aiuto in tempi più brevi e non dopo anni e anni di violenze”.
Altro dato significativo è quello del canale attraverso cui le donne hanno saputo del centro antiviolenza e hanno deciso di contattarlo: al primo posto ci sono amiche e familiari. “A dimostrazione - sottolinea Giovanna Zitiello, coordinatrice del centro antiviolenza - che il passaparola e il consiglio di un’amica sono potenti canali di informazione e sensibilizzazione e rappresentano a tutt’oggi il modo più diffuso per avvicinarsi ai centri antiviolenza e chiedere aiuto”. Al secondo posto nei canali di contatto ci sono mass media e internet, in terza posizione pronto soccorso, servizi socio-sanitari, medici di base e psicologi ed, infine, altre associazioni, forze dell’ordine, avvocati.
Rispetto allo stato civile, la gran parte delle donne vittime di violenza sono sposate, conviventi, separate o divorziate, “un dato - continua Giovanna Zitiello - che va di pari passo con quello relativo all’identikit dell’uomo maltrattante che, come ormai sappiamo da tempo, è nella maggioranza dei casi il compagno o ex compagno e spesso un cosiddetto ‘insospettabile’, ovvero un uomo comune, che apparentemente non ha problemi”.
La maggioranza delle donne che si sono rivolte al centro antiviolenza sono disoccupate o senza un lavoro stabile, un dato che, secondo le attiviste della Casa della donna, va letto insieme alla tipologia di violenza. Tra le forme di violenza più diffuse, infatti, si registra un aumento della violenza economica e dello stalking.
Infine la provenienza geografica. Il 66% delle donne accolte vive a Pisa e nei comuni della zona pisana e il numero delle donne residenti nei comuni del Lungomonte Pisano è quasi raddoppiato rispetto al 2017. In particolare risiede a Cascina, San Giuliano Terme e Vecchiano. “Il dato sulla provenienza delle donne che si rivolgono al nostro centro - osserva Carla Pochini - va letto guardando al grande lavoro che da oltre un anno stiamo facendo sul territorio con gli sportelli antiviolenza e le iniziative di sensibilizzazione. Un lavoro che da oggi diventerà ancora più efficace: tre sportelli, quelli nei comuni di Fauglia, Vecchiano e Vicopisano, saranno infatti aperti un giorno alla settimana, mentre nei comuni di Calci, Crespina/Lorenzana e San Giuliano Terme gli sportelli continueranno ad essere attivi su appuntamento”. Da giugno 2018 ad oggi agli sportelli antiviolenza si sono rivolte 43 donne.
Durante la conferenza stampa è stato presentato anche il dato relativo all’attività delle operatrici, avvocate e psicologhe del centro antiviolenza di Pisa: nel 2018 hanno effettuato 566 colloqui di accoglienza, 142 consulenze legali, 86 supporti psicologici. Un lavoro imponente che ha permesso di attivare 218 percorsi di uscita dalla violenza, contro i 90 del 2017.
Tuttavia, secondo la Casa della donna, rimangono criticità sul fronte delle denunce e del cosiddetto Codice Rosso, fortemente voluto dal governo M5Stelle-Lega. A Pisa e provincia il numero delle denunce, sebbene i dati siano ancora molto contenuti, è più alto rispetto alla media nazionale. Nel 2018, infatti, il 22% delle donne che si sono rivolte al centro antiviolenza ha presentato denuncia, contro il 14% nazionale. “Rispetto, invece, al Codice Rosso, introdotto ad agosto, non abbiamo dati ufficiali ma sulla base della nostra esperienza - sottolinea Francesca Pidone, coordinatrice del Telefono Donna, la linea di ascolto del centro antiviolenza - il termine dei tre giorni, che la legge impone al pubblico ministero per ascoltare la donna che denuncia una situazione di violenza, spesso non viene rispettato. Un problema questo che vivono tante Procure d’Italia. E per capire l’entità del fenomeno sul nostro territorio, sarebbe importante che la Procura di Pisa rendesse pubblici i dati relativi al Codice Rosso e avviasse un confronto col centro antiviolenza. A nostro avviso - continua Pidone - il termine dei tre giorni serve a poco se non si prevede, come da tempo chiede l’associazione nazionale Dire, un rafforzamento della formazione per forze dell'ordine e magistrati e un ampliamento del personale con la creazione di una sezione specializzata del tribunale che si occupi dei casi di violenza”.