Questa mattina alla 11 si è svolta la cerimonia di assegnazione della seconda edizione del Premio "Paola Bora", in presenza presso l'Aula Magna storica del Palazzo della Sapienza e online sul canale Youtube dell'Università di Pisa. Il premio, che vuole sostenere studiose e studiosi del campo degli studi di genere, è articolato in due sezioni: tesi di laurea magistrale e di dottorato. Come per la prima edizione, anche questa seconda edizione del Premio ha visto la collaborazione dei tre Atenei pisani Scuola Normale Superiore, Università di Pisa, Scuola Superiore Sant'Anna, la Società italiana delle storiche e per la prima volta la Società italiana delle letterate e la Provincia di Pisa.
Il Premio nasce per ricordare la figura di Paola Bora, presidente della Casa della donna dal 2011 fino al 2015, anno della sua scomparsa, e stimata studiosa e docente di antropologia filosofica e antropologia di genere rispettivamente presso gli Atenei della Scuola Normale Superiore e dell'Università di Pisa.
Ad aggiudicarsi questa seconda edizione del Premio “Paola Bora” sono state Claudia Marsulli per la categoria tesi di laurea e, ex aequo, Serena Mocci e Romina Rossi per la categoria tesi di dottorato. Ad ognuna di queste brillanti studiose è andato un riconoscimento di 3mila euro. Prezioso è stato il lavoro della commissione del premio, composta da rappresentanti dei tre Atenei e delle Società che hanno patrocinato la seconda edizione: Stefania Pastore ed Elisa Donzelli per la Scuola Normale Superiore, Barbara Henry ed Elisa Piras per la Scuola Superiore Sant’Anna, Renata Pepicelli e Caterina Di Pasquale per l'Università di Pisa; e poi Massimo Stella dell'Università di Venezia, Tiziana Noce e Vinzia Fiorino della Società italiana delle storiche e Adriana Chemello della Società italiana delle letterate. Giovanna Zitiello e Denise Atzori, della Casa della donna di Pisa, hanno coordinato i lavori della commissione.
Numerose le tesi candidate a questa seconda edizione del Premio: 59 in totale, suddivise tra 44 di tesi di laurea e 15 di dottorato. Tutte verranno catalogate e conservate nella Biblioteca “Anna Cucchi”, per essere consultabili liberamente.
Le tre tesi vincitrici sono state scelte, dopo attenta lettura e analisi, per la finezza interpretativa e l'originalità, per l'accuratezza e l'attenzione e per l’equilibrio dell’impianto.
Claudia Marsulli è risultata vincitrice con la tesi di laurea dal titolo "Manifesto: ipotesi per una categoria analitica. Profili letterari italiani tra genere e genre", discussa presso la Scuola di Lettere e Beni culturali dell’Università di Bologna, all’interno del Corso di laurea in Italianistica, Culture Letterarie Europee e Scienze Linguistiche. Il lavoro di Marsulli prende avvio dagli studi critici sul ‘manifesto’, con l'obiettivo di ricostruire lo statuto del manifesto nell’ambito della critica letteraria, senza mai abbandonare la convinzione di fondo della forma manifestaria aperta alla variabilità (categoria fluida). La sua tesi rappresenta, secondo la commissione, un lavoro di eccellenza che
affronta un tema, quello del genere ‘manifesto’, su cui la bibliografia italiana è assolutamente carente, ma soprattutto dedica ampio spazio alla produzione manifestaria delle donne, finora oscurata e quasi cancellata dagli studi in materia. Un capitolo nuovo, originale ed inedito che si aggiunge alla storia della scrittura delle donne in Italia.
La tesi di Storia delle dottrine politiche di Serena Mocci, dal titolo "Domesticità e impero statunitense. Genere, razza e classe nel pensiero politico di Lydia Maria Child e Margaret Fuller", è stata discussa presso l’Università degli Studi di Bologna, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali. L'obiettivo del lavoro di questa studiosa è stato soprattutto quello di attribuire a due famose giornaliste e letterate statunitensi, Lydia Maria Child e Margaret Fuller, lo status di pensatrici politiche a tutti gli effetti, inserendo i loro contributi nel filone di pensiero critico che ha come oggetto la costruzione del ruolo imperiale della Repubblica nata dalla Rivoluzione del 1776. L'autrice mostra, secondo la commissione, ottime capacità di indagine storiografica, nonché l'abilità di rendere partecipi di importanti e attuali capitoli del dibattito culturale internazionale.
L'altro premio ex aequo per tesi di dottorato è andato a Romina Rossi per la tesi “The Dearest Enemy. A Psychoanalytical Approach to the Values of the Maternal in Hinduism”, discussa presso l’Istituto Italiano di Studi Orientali dell’Università di Roma La Sapienza, all’interno del dottorato di ricerca in Civiltà dell’Asia e dell’Africa- Curriculum Subcontinente Indiano e Asia centrale (XXXI ciclo). La tesi esplora l’immagine ambigua del materno nella rappresentazione delle madri hindu, in un ambito che spazia dai romanzi contemporanei ai miti millenari, alle loro rappresentazioni in alcune comunità virtuali, con un lavoro sul campo che ha coinvolto la comunità hindu di Torpignattara a Roma, raccolta attorno ai templi Om Hindu Mondir e Hindu Puja Mondir. La commissione è rimasta colpita per la complessità e la profondità degli argomenti trattati ma anche per la delicatezza e la pervasività insieme con cui l'autrice irrompe in un mondo lontano, quello delle madri hindu, e per la forza con cui ha saputo ritrovarlo in una realtà altra e vicina insieme come quella di Torpignattara a Roma.
La presidente della Casa della donna, Carla Pochini, si è detta "felice di poter premiare per il secondo anno consecutivo giovani e brillanti studiose, e di poter continuare a farlo in memoria della nostra cara amica Paola Bora". Ha inoltre ringraziato i tre Atenei, la Società delle storiche e la Società delle letterate e la Provincia di Pisa per aver accolto anche quest'anno la proposta dell'associazione.
A questo link la video registrazione della premiazione.