Le vincitrici della quarta edizione del Premio “Paola Bora”: Gaia Manetti e Rachele Dionisi

Si è svolta stamani a Pisa, presso la Scuola Superiore Sant’Anna, la cerimonia di assegnazione della quarta edizione del Premio “Paola Bora” per tesi di laurea e dottorato dedicate agli studi di genere in filosofia, storia, antropologia e letteratura. Promosso dall’associazione Casa della donna, il Premio è sostenuto, fin dalla sua nascita nel 2020, dalle figlie e dalle sorelle di Paola Bora, dai Comitati unici di garanzia per le pari opportunità di Scuola Normale Superiore, Università di Pisa, Scuola Superiore Sant'Anna e patrocinato dalla Società italiana delle storiche, Società delle Letterate e Società italiana per le donne in filosofia e dalla Provincia di Pisa. Dallo scorso anno, inoltre, il Premio è sostenuto anche dalla Regione Toscana. 

Il Premio vuole ricordare la figura di Paola Bora nella duplice veste di studiosa e presidente della Casa della donna dal 2011 fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2015. Paola Bora è stata, infatti, docente di antropologia filosofica presso la Scuola Normale Superiore e di antropologia di genere presso l’Università di Pisa.

A vincere questa quarta edizione due brillanti studiose di Roma e Pisa: Rachele Dionisi con una tesi di laurea in letteratura e Gaia Manetti con una tesi di dottorato in storia. Come sottolineato nel corso della premiazione, le due tesi vincitrici si sono distinte per l’originalità dei temi di ricerca e per il contributo innovativo offerto agli studi di genere. Importante, anche in termini economici, il riconoscimento conferito alle due premiate: per la migliore tesi di dottorato il premio è di 6mila euro, per la migliore tesi di laurea 3mila euro.

A selezionare le vincitrici una commissione composta da studiose dei tre atenei pisani, delle tre società scientifiche che patrocinano il Premio e da due rappresentanti della Casa della donna: Maddalena Cannito (Scuola Normale Superiore), Daniela Chironi (Scuola Normale Superiore), Annalisa Andreoni (Università di Pisa), Caterina Di Pasquale (Università di Pisa), Renata Pepicelli (Università di Pisa), Elena Vivaldi (Scuola Superiore Sant’Anna), Nadia Setti (Società Italiana delle Letterate), Paola Bono (Società Italiana delle Letterate), Alessandra Gissi (Società Italiana delle Storiche), Anna Scattigno (Società Italiana delle Storiche), Maddalena Bonelli (Società italiana per le donne in filosofia), Federica Liveriero (Società italiana per le donne in filosofia), Giovanna Zitiello e ​Cristina Galasso​ (Casa della donna).

Questa quarta edizione ha registrato un’altissima partecipazione: ben 90 le tesi candidate, 74 le tesi di laurea magistrale e 16 le tesi di dottorato provenienti da tutta Italia, in particolare Bologna, Roma, Pisa, Milano, Firenze, Padova le università da cui provengono più tesi candidate. Tra le discipline, storia e letteratura quelle che hanno registrato il maggior numero di tesi presentate, a seguire filosofia e antropologia. 

Come dichiarato dalla commissione selezionatrice del Premio, “anche per questa quarta edizione, il premio Paola Bora si pone sempre più come un riferimento per chi – dentro i settori disciplinari previsti - discute e affronta la tematica di genere in prospettiva femminista. La qualità delle tesi presentate si conferma negli anni come molto alta in tutte le discipline coinvolte, dimostrando quanto sia radicato l’interesse nei confronti delle tematiche di genere e di studi sulle donne e quali siano gli avanzamenti possibili in termini di prospettive teoriche, quadri analitici e oggetti di studio”.

Gaia Manetti è risultata vincitrice con la tesi di dottorato dal titolo “Una gerarchia incisa sui corpi”. La pratica dei trasferimenti dall’Algeria al manicomio di Aix-en-Provence (1845-1938). La tesi in storia è stata discussa nel settembre del 2023 nell’ambito di un accordo di co-direzione e co-tutela dell’Università di Pisa con l’Institut études genre dell’università di Ginevra. La ricerca approfondisce una pagina del colonialismo francese restituendo allo stesso tempo una storia delle pratiche psichiatriche – che hanno avuto un ruolo specifico nella colonizzazione - e delle esperienze di internamento dei e delle pazienti. La ricerca si incarica, dunque, di ricostruire e interpretare la pratica dei trasferimenti dei e delle pazienti psichiatriche – “indigeni/e” e coloni/e – dall’Algeria verso l’ospedale psichiatrico di Aix-en-Provence. Una pratica del tutto trascurata dalla storiografia. “Un lavoro solido, ricco di originalità che - si legge nelle motivazioni - s’inserisce in modo estremamente proficuo in una fase più ampia di rilettura del colonialismo da parte della storiografia. Notevole, infine, la capacità di Gaia Manetti di mettere al lavoro, dal punto di vista interpretativo, la categoria di ‘razza’ con quella di genere”.

“Dall’Afrofuturismo all’Africanfuturismo. Un’analisi postcoloniale e di genere della produzione letteraria di Nnedi Okorafor e Tlotlo Tsamaase” è , invece, il titolo della tesi di Rachele Dionisi, vincitrice per la categoria tesi di laurea. La tesi in Critica letteraria e Letterature Comparate è stata discussa presso l’Università di Roma La Sapienza. Intrecciando i suoi interessi per gli studi di genere, gli studi postcoloniali e decoloniali, la teoria critica sulla razza, l'ecocritica, i posthuman studies con una prospettiva intersezionale, Rachele Dionisi analizza due movimenti culturali affini ma non identici: l’Afrofuturismo e l’Africanfuturismo, ovvero la produzione di fantascienza di autrici e artiste africane e afro-discendenti. “La tesi - si sottolinea nelle motivazioni - è sicuramente originale nella scelta dell’argomento, un campo dove l’indagine è ancora agli albori. Inoltre, è evidente la passione politica che anima la ricerca di Dionisi, attenta alle dinamiche di esclusione-inclusione che privilegiano il pensiero occidentale marginalizzando i Sud del mondo, non solo a livello economico ma – conseguentemente – a livello di possibilità di pensiero e di creazione di futuri, nell’immaginazione e nella realtà. Rachele Dionisi dimostra di padroneggiare una pluralità di metodologie critiche e di saper elaborare un proprio approccio di apprezzabile spessore”. 

Siamo davvero felici di poter premiare oggi due studiose così valenti e di poterlo fare con un premio per gli studi di genere dedicato alla memoria della nostra cara amica Paola Bora. Un premio importante che, caso unico in Italia, nasce da un’importante sinergia tra un’associazione femminista, tre università e numerosi enti pubblici e associazioni scientifiche”, sottolinea Ketty De Pasquale, presidente della Casa della donna. “Paola ha sempre avuto una grande capacità di coinvolgere le giovani generazioni, dentro e fuori le aule universitarie. Ecco perché da quattro anni promuoviamo un premio che in suo nome offre un importante riconoscimento proprio alle più giovani che in tutte le università italiane si dedicano alla ricerca femminista e agli studi di genere, ambiti di studio fondamentali se vogliamo costruire una società più equa, giusta e rispettosa delle differenze. Con questo premio - continua De Pasquale - diamo gambe ad un importante insegnamento di Paola Bora, una donna straordinaria che nella vita e nello studio, come abbiamo scritto nel bando, ha saputo coniugare pensiero teorico e pratica politica con uno sguardo sempre attento al nuovo”.

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