In occasione del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, l’Associazione Casa della Donna presenta i dati del Centro Antiviolenza: “Un anno di violenze in Provincia di Pisa: Novembre 2012- Ottobre 2013”.
Sono 276 le donne che hanno chiesto aiuto nel periodo Novembre 2012- Ottobre 2013, un dato in forte aumento: 55 in più dell’anno precedente. L’ampliamento dei servizi e la loro pubblicizzazione, attuati con il Progetto NON UNA DI PIU’, con il partenariato della SdS della zona pisana, e finanziato dal Dipartimento per le P.O., ha certamente influito, dando la possibilità ad un maggior numero di donne di conoscerci e contattarci. Un trend che è comunque confermato a livello regionale dal Coordinamento dei centri antiviolenza Tosca che ha registrato un aumento del 20% delle richieste di aiuto. Le donne si rivolgono ai centriantiviolenza, perché sono luoghi dove sanno di trovare donne che le accolgono, in modo riservato e che offrono una pluralità di servizi gratuiti: dai colloqui di accoglienza, alle consulenze e alle terapie psicologiche, alle consulenze legali, all’orientamento e al sostegno nella ricerca di lavoro, all’ospitalità in casa rifugio in caso di pericolo. L’analisi dei dati ci permette di mettere in evidenza gli aspetti più rilevanti del fenomeno nel nostro territorio: sono soprattutto donne italiane (78%). La maggioranza ha un’età tra i 30 e i 50 anni, sono donne che hanno figli minori (44%), e il numero delle donne disoccupate è in ulteriore aumento: dal 31% dello scorso anno al 44%. É un dato allarmante, non avere un lavoro rende molto difficile la scelta di lasciare un partner violento, e la violenza è agita soprattutto in famiglia, le donne subiscono maltrattamenti dall’uomo con cui hanno deciso di vivere: il marito o convivente per l’80 % è italiano e il 47% ha tra i 36 e i 60 anni. Purtroppo anche quando la donna riesce a dire basta, non sempre la violenza finisce, anzi i casi di stalking sono in aumento (25%). Le donne subiscono violenza spesso per anni, ma il percorso che porta alla decisione di denunciare è complesso, solo il 25% ha denunciato il proprio maltrattante, il 28% ha chiesto aiuto anche alle forze dell’ordine, il 15% al pronto soccorso e il 13% al servizio sociale. Il centro antiviolenza è un anche un osservatorio del fenomeno sulla violenza, sia su come cambiano le tipologie della violenza sia sul funzionamento della rete e dei servizi, i dati ci fanno riflettere sulla necessità di potenziare gli interventi integrati e il sistema complessivo. La zona pisana ha una lunga esperienza di collaborazione tra istituzioni (SdS, Provincia, Comune, ASL, AOP, Forze dell’ordine) e associazioni per la formazione di operatori e la strutturazione di procedure per aiutare le donne ad uscire dalla violenza, ma i dati indicati rilevano che donne che si rivolgono al centro antiviolenza, al pronto soccorso, alle forze dell’ordine, ai servizi sociali sono solo in minima parte le stesse. Per prevenire i femminicidi e per interrompere la violenza sono necessari tanti interventi per le donne e per i loro figli: rilevazione del rischio, cure mediche, protezione, accoglienza in emergenza, ospitalità in casa rifugio, sostegno psicologico, legale, sociale, reinserimento lavorativo, soluzioni abitative. E senza la possibilità di autonomia economica e di avere una casa, i percorsi delle donne diventano lunghi e aggiungono sofferenze a vissuti già difficili. La violenza ha costi altissimi: sanitari, sociali, economici, costi che non vengono mai conteggiati nei bilanci statali. La Convenzione di Istanbul indica lo stato e le istituzioni a tutti i livelli come diretti responsabili, perché non garantiscono i diritti delle donne, e la violenza è una violazione dei diritti delle donne. La violenza è nel nostro paese un fenomeno strutturale, e non un problema di sicurezza: invece anche la legge sul femminicidio, approvata recentemente, nonostante alcuni elementi positivi, insiste più sul piano della repressione, che non su quello del piano d’azione che affronta il problema nella sua complessità. E’ una legge, che nell’ ultimo articolo dice letteralmente che è senza “oneri a carico della finanza pubblica”. Ed è conosciuta la drammatica situazione economica degli enti locali, che da anni garantiscono, attraverso convenzioni, il funzionamento dei centri antiviolenza. I finanziamenti sono in netta diminuzione anche in Toscana, tanto che pure il nostro progetto, che dal 2002 è finanziato dalla Società della Salute della zona pisana, tra le prime a dimostrare sensibilità istituzionale verso il problema della violenza, ha rischiato di subire, a causa dei tagli della regione sul bilancio della sanità, una notevole riduzione, e solo l’impegno della Sds ha garantito il mantenimento del finanziamento per quest’anno. A maggio si concluderà il Progetto “Non una di più” con cui abbiamo accolto tante donne in più degli anni precedenti, ma non sappiamo se riusciremo a mantenere gli stessi servizi, se non troveremo altri finanziamenti.
Per il 25 Novembre abbiamo organizzato iniziative cui tutta la cittadinanza è invitata a partecipare, in particolare il flash mob che vedrà le donne convergere verso il Ponte di Mezzo dove ci raccoglieremo per riflettere e ricordare le vittime delle violenza femminicida.